La Ringstraße
Si darà vita a un intervento che, a ciclo ultimato, riorganizzerà il centro direzionale della città lungo il Ring lasciando pressoché inalterata l’Innere Stadt. Un’azione centrifuga spinge dall’interno lungo l’orbita del Ring funzioni caratteristiche dei centri metropolitani[1] che vengono contenute in edifici monumentali di nuova realizzazione evitando ogni contatto traumatico con la città esistente, ma anche ogni riferimento funzionale e ideologico con essa[2].
La soluzione di continuità determinata dalla Ringstraße è sottolineata sia dagli stilemi architettonici adottati sia dalla connotazione della relazione spazio–edificato. L’eclettismo degli edifici pubblici — che a prima vista sembra lanciare un ponte di collegamento verso il passato — diviene manifestazione di prevalenza sulla storia e di frammentazione dell’ineluttabile continuità della stessa
[3]. Allo stesso modo lo spazio trova legittimità come spazio urbano in assenza di un perimetro definito da edifici[4].
Il piano — si tratta di un piano d’espansione — centra comunque la propria attenzione sull’opera pubblica. Nel funzionamento della macchina, però l’intervento privato ha un ruolo ben definito: agevolazioni fiscali, assenza pressoché totale di limitazioni all’edificazione permettono di incrementare il Fondo per l’espansione cittadina dando luogo, allo stesso tempo, a un tipo edilizio ben definito, il Mietpalast. La definitiva separazione residenza–lavoro, la gestione imprenditoriale degli immobili caratterizzano i Mietpaläste, ne determinano la composizione sociale, funzionale e, in definitiva, anche quella architettonica.
L’attuazione di questo programma urbano, che realizzò indubbiamente l’ambizione di dar forma a una Weltstadt, vide svilupparsi due atteggiamenti critici, tra loro contrapposti, che in seguito daranno forma a visioni della città e metodi dell’urbanistica fondamentalmente antitetici che vedranno nel rifiuto o nell’as–similazione della tecnica un elemento di netta contrapposizione.

< Tecnica e città
> Otto Wagner: cultura e tecnica


[1]La dimensione di questa riorganizzazione è vastissima: “A Parigi nulla, né prima né dopo le trasformazioni operate dal barone Haussmann, si avvicinò nemmeno minimamente al grado di concentrazione raggiunto dalla Ringstrasse”. Olsen, Donald J., La città come opera d’arte…, cit., pag. 87.
[2]Il Teatro dell’Opera realizzato da von Siccardsburg e van der Nüll contraddice, ma solo in parte, questa impostazione divenendo snodo di collegamento tra l’arteria principale della Innere–stadt, la Kärntenerstraße, e la Ringstraße, tra aristocrazia e alta borghesia.  Cfr., Olsen, Donald J., La città come opera d’arte…, cit., pag. 86 e sgg.
[3]Diversa è l’opinione di Schorske: “…il ceto medio trionfante proclamava la propria autonomia dal passato per mezzo della legge e della scienza; ma ogni qual volta si sforzava di esprimere i suoi valori in architettura, retrocedeva nella storia”. Schorske, Carl E., Vienna fin de siècle…, cit., pag. 32.
[4]Nel Barocco l’utilizzo dello spazio era funzionale all’esaltazione dell’edificio in questo caso si assiste ad un inversione di tale principio. Cfr., Schorske, Carl E., Vienna fin de siècle…, cit., pag. 27 e sgg.