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         Ma questo recupero della tecnica nell’ambito
        dell’architettura trae origine da un paradosso: a Vienna
        l’inserimento della Stadtbahn
        — fatto eminentemente tecnologico — necessità di un controllo
        formale. La cultura austriaca era permeata di Bildung,
        carica di una grande volontà di forma.
        La città doveva essere gestita secondo i principi della Gesamtkunstwerk. 
        Il 22 aprile 1884 Otto Wagner assume l’incarico di
        consulente artistico designato dal Künstlerverein nella progettazione
        della stadtbahn. L’apporto di Wagner non si limiterà ad una mera
        operazione di maquillage, già
        nelle sue proposte di piano regolatore emergeva il ruolo fondamentale
        della metropolitana all’interno della città
        dove la stazione si apprestava a divenire nuovo riferimento — nodo di
        un sistema reticolare potenzialmente illimitato — urbano. 
        Cosi come l’ascensore aveva riorganizzato le tipologie
        delle case d’affitto la metropolitana si prestava a riorganizzare la
        città. Il risultato è da una parte funzionale, dall’altra inerente
        ad una nuova percezione del fatto urbano: si tratta della città del
        movimento dove lo spazio si deforma, addensassi in relazione inversa al
        moto accelerato della metropolitana.
        In questo senso può essere interpretata la centralità wagneriana alla
        quale fa riferimento Tafuri.
        L’esito architettonico è un adattamento ai flussi di traffico di
        elementi destinati ad essere abbandonati,
        ma anche nuovi riferimenti urbani,
        nuovi Denkmal costituiti da
        stazioni che divengo civic center,
        da ponti ferroviari che oltre ad essere scavalcamenti stradali divengono
        porte aperte della città. 
        
          
        
         
         
        Studio per una galleria della Donaucanallinie [O. Wagner, Einige Skizzen, Vienna] 
        
         
         
        La stazione, sede secondaria di quartiere,
        ma allo stesso tempo nodo
        multimodale urbano nella sua organizzazione planimetrica nega il
        centro, diviene elemento connettivo di più livelli, di molteplici
        percorsi. Gli interni vuoti racchiusi da finte facciate sono allo stesso
        tempo limite e luogo di scambio tra il livello della città fisica e
        quello della città reticolare. 
        Oramai si tratta di una città di non luoghi, accettazione
        del tatsachenraum
        metropolitano, rinuncia ad una visione complessiva del fatto urbano,
        rinuncia al progetto come strumento di controllo generale della città. 
        
          
        Progetto della stazione di Nußdorfer Straße [O. Wagner, Einige Skizzen, Vienna]
        
         
        
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