HOME    

|ARCHITETTURE| |RICOGNIZIONI| |SICUREZZA| |ESERCITO| |SITO|
  Precedente Su Successiva

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11

3. Vienna da Residenzstadt a Bürgerstadt

 

La figura di Otto Wagner si forma nel milieu culturale che aveva determinato  gli eventi urbani della Vienna ottocentesca, anzi ne rappresenta per molti versi la continuazione[1]. In tale visione la capitale austriaca può essere assunta come modello di analisi e paragone per la verifica di alcuni aspetti fondanti che caratterizzarono il concretizzarsi disciplinare dell’urbanistica.

A Vienna trovano luogo — in un arco temporale relativamente breve[2] e con una connotazione topografica definita — sia la realizzazione di un modello urbano di riferimento, il Ring, che la reazione critica al modello stesso espressa, in forma dualistica, nella chiave romantica e nell’impostazione modernista.

La realizzazione della Ringstraße fa coincidere l’esperienza della demolizione delle mura — evento insito, per altre situazioni, nella natura stessa dell’evoluzione della città — con  una forte volontà di rinnovamento e aggiornamento urbano. La fortificazione non coincide in questo caso con il limite di una città del Seicento soffocata da problemi di ordine igienico e incapace di contenere al suo interno l’edificato[3], mantiene invece un residuale valore difensivo da contrapporre non ad un nemico esterno, ma alle insidie della rivoluzione. La Vorstadt è già estesa oltre il Glacis — la spianata divenuta sin dai tempi di Giuseppe II uno spazio alberato — entro la Linienwall[4].

Malgrado il dissenso dei militari la Residenzstadt si avvia a divenire Bürgerstadt senza doversi confrontare con le limitazioni ed i necessari aggiustamenti dei réseaux haussmanniani[5]. Non si assiste all’espulsione dal centro urbano degli strati poveri della popolazione[6] e non si deve ricorrere a forme di esproprio né alla pratica dei percée. Sarà lo spostamento del potere verso i liberali a sottrarre l’area al demanio militare e, in definitiva, al potere aristocratico e cattolico[7].




[1]La costruzione della Stadtbahn è forse l’elemento più significativo di questa continuità. “…la rete ferroviaria municipale era avviata a sostituire le imponenti arterie stradali quale simbolo del progresso e del prestigio urbano, esattamente come nell’era della Ringstrasse il culto dell’avenue aveva soppiantato il ruolo della piazza”. Schorske, Carl E., Vienna fin de siècle…, cit., pag. 77.

[2]L’arco di tempo preso in considerazione per Vienna va dal 1857, data del proclama di Francesco Giuseppe per la demolizione delle mura, ai primi anni del nostro secolo con l’elaborazione wagneriana di un modello di città a crescita illimitata. Parigi iniziò una fase di trasformazione paragonabile a quella viennese a partire dal 1670, quando per ordine della Monarchia si abbatterono le mura di Carlo V, per incarnarsi nell’opera di Haussmann e proseguire, ben oltre l’età del Secondo Impero, con le proposte di Eugéne Henard. Anche Londra, dove si registrano durante la prima metà del XIX secolo ampi interventi di rinnovo urbano (realizzazione dell’asse di collegamento tra Regent’s Park, St. James’s Park e Trafalgar Square), assiste alla formulazione di una nuova proposta di organizzazione urbana nei primi anni del Novecento con le idee per la città giardino e la realizzazione dei garden suburbs.

[3] Roncayolo, Marcel, Le mura dopo le mura – Realtà e rappresentazione della cinta muraria fra Otto e Novecento: Marsiglia e Parigi, in: De Seta, Cesare, e Le Goff, Jaques (a cura di), La città e le mura, Roma–Bari, Laterza, 1989, passim.

[4]Il 1850 è la data della costituzione della Großstadt che comprende i 34 Vorstädten.

[5]“Le grandi opere che vanno sotto il nome di haussmannizzazione esprimono dunque al tempo stesso un “modello” e le circostanze che ne limitano gli effetti. Da una parte, un sistema, una logica che mette d’accordo strumenti giuridici e procedure finanziarie e tecniche con le forme urbane che mira a realizzare, dall’altra il compromesso, la trattativa, l’aggiramento o addirittura la sconfitta”. Roncayolo, Marcel, L’esperienza e il modello, in: Olmo, Carlo, e Lepetit, Bernard (a cura di), La città e le sue storie, Torino, Einaudi, 1995, pag. 66.

[6]L’esperienza della Ringstraße è direttamente determinata dal nuovo ruolo della borghesia austriaca e non innesca ribaltamenti gerarchici nella geografia sociale della città. Solo in seguito alla realizzazione del Ring si innescherà un processo di imborghesimento della Vorstadt con un conseguente trasferimento della popolazione originaria oltre il Linienwall,  cfr. Olsen, Donald J., La città come opera d’arte – Londra, Parigi, Vienna, Milano, Serra e Riva, 1987, pag. 174 e sgg. [ed. originale, The City as a Work of Art – London, Paris, Vienna, Yale University, 1986].

[7]Va osservato che i primi interventi nell’area del Ring furono improntati da uno spirito neo–assolutista con la realizzazione della Votivkirche e con il peso dato alle richieste dei militari (collocazione di caserme, ferrovie, e definizione dell’ampiezza stradale). In seguito con il completamento della Ringstraße “…il terzo stato celebrava architettonicamente il trionfo del Recht costituzionale sulla Macht imperiale, la vittoria della cultura laica sulla fede religiosa”, Schorske, Carl E., Vienna fin de siècle…, cit., pag. 27.

 
     
 

|  |  Ultima revisione martedì 30 luglio 2013 | ©  Cipriano Bortolato | Note legali |